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Storia

SAN BENEDETTO PATRONO D’EUROPA E IL NUOVO PAPA BENEDETTO XVI

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Il pomeriggio del 19 aprile 2005 il mondo intero ha potuto ascoltare con grande commozione il solenne annunzio in latino, – rimbalzato dalla Loggia delle Benedizioni della Basilica Vaticana -, della avvenuta elezione del sucessore del papa Giovanni Paolo II. Era stato eletto Sommo Pontefice il card. Giuseppe Ratzinger, ed aveva preso il nome di Benedetto XVI. Una gioia immensa per la Chiesa tutta, e specialmente per il mondo monastico, per i Benedettini, ed in particolare per Montecassino, ove è il sepolcro del grande Patriarca s. Benedetto.
Pochi giorni dopo l’elezione abbiamo potuto ascoltare dalla viva voce del nuovo papa perché avesse scelto il nome di Benedetto. Ne diede la spiegazione ai fedeli presenti alla prima udienza generale del 27 aprile 2005:

“Ho voluto chiamarmi Benedetto XVI per riallacciarmi idealmente al venerato Pontefice Benedetto XV. […] Il nome Benedetto evoca, inoltre la straordinaria figura del grande ‘Patriarca del monachesimo occidentale’, san Benedetto da Norcia […]. San Benedetto è […] molto venerato anche in Germania e, in particolare, nella Baviera, la mia terra d’origine; costituisce un fondamentale punto di riferimento per l’unità dell’Europa e un forte richiamo alle irrinunciabili radici cristiane della sua cultura e della sua civiltà”.

Le benemerenze di s. Benedetto versò l’Europa, attraverso i suoi figli, sono innumerevoli. Il riconoscimento più nobile ed alto di questo titolo di “fondatore dell’Europa” gli viene dato da papa Paolo VI il 24 ottobre 1964, a Montecassino. Papa Montini durante il rito della consacrazione della ricostruita basilica di Montecassino, distrutta dai bombardamenti aerei del 1944, proclama solennemente alla presenza di alcune centinaia di padri conciliari saliti con lui a Montecassino – si era durante il Concilio Vaticano II – s. Benedetto celeste Patrono principale dell’Europa.

Il Breve Pacis Nuntius enumerava le benemerenze acquisite verso il vecchio Continente da s. Benedetto attraverso i suoi figli durante tutto il medioevo, nel corso dei secoli, con la presenza di innumerevoli monasteri benedettini costruiti in ogni angolo dell’Europa. Al crollo dell’Impero Romano […] s. Benedetto “e i suoi figli portarono con la croce, con il libro e con l’aratro il progresso cristiano alle popolazioni sparse dal Mediterraneo alla Scandinavia, dall’Irlanda alle pianure della Polonia”.
Ed in particolare così spiegava Paolo VI:

“Con la croce, cioè con la legge di Cristo, diede consistenza e sviluppo agli ordinamenti della vita pubblica e privata. […] Col libro, poi, ossia con la cultura, lo stesso s. Benedetto, da cui tanti monasteri attinsero denominazione e vigore, salvò con provvidenziale sollecitudine, nel momento in cui il patrimonio umanistico stava disperdendosi, la tradizione classica degli antichi, trasmettendola intatta ai posteri e restaurando il culto del sapere”.

Ed infine Paolo VI indicava ciò che significò l’opera dei benedettini nel campo della bonifica agraria, la messa a coltura di estese regioni in ogni parte dell’Europa.

“Fu con l’aratro, infine, cioè con la coltivazione dei campi e con altre iniziative analoghe, che riuscì a trasformare terre deserte ed inselvatichite in campi fertilissimi e in graziosi giardini; e unendo la preghiera al lavoro materiale, secondo il suo famoso motto ‘ora et labora’, nobilitò ed elevò la fatica umana”.

In considerazione proprio di questo ultimo aspetto, che vide trasformare il paesaggio naturale dell’intera Europa, con l’opera congiunta anche dei Cistercensi, fondati da s. Bernardo sempre sotto la Regola benedettina, già qualche anno prima ed esattamente il 12 luglio 1961 s. Benedetto era stato proclamato “celeste patrono di tutti gli Enti e Sezioni di Riforma Fondiaria e Consorzi di Bonifica Agraria e di tutti gli agricoltori italiani”. Era papa, Giovanni XXIII, il grande pontefice che col Concilio Vaticano II aveva indicato nuove vie da percorrere alla Chiesa del nostro tempo.

Mi piace concludere questo ricordo del Santo Patriarca Cassinese, in occasione della recente nomina del Sommo Pontefice Benedetto XVI, riproponendo in parte un bellissimo articolo di d. Mauro Inguanez (+ 1955) già uscito su L’Osservatore Romano nel 1935. Scriveva l’Inguanez:

“Le leggende – dicono – sono il fiore della storia. Un grande personaggio, un avvenimento ammirevole hanno la loro documentazione ufficiale negli scritti degni di fede o in altri monumenti: se però i dotti, gli storici coscienziosi si contentano di questi, il popolo mano mano che si affeziona ad una figura o ad un fatto lo abbellisce con la fantasia e col cuore, pur rispettandone il carattere fondamentale. Ma di dove sorgono, come crescono e si propagano questi fiori, è difficile, se non impossibile, precisare. […] San Benedetto che è un santo molto popolare in Italia, ha avuto anch’egli una sua fioritura. La sua storia ufficiale è là nel II Libro dei Dialoghi di san Gregorio Magno; ma ben presto intorno ad essa pullulano altri fatti straordinari. Basta leggere, per esempio, i sermoni di Pietro Diacono, un dotto monaco cassinese del secolo XII, per la festa e l’ottava di s. Benedetto, per vedere di quanti fatti straordinari era meravigliosamente accresciuta la vita del santo Patriarca dei Monaci d’Occidente.
Da una raccolta di leggende trasmesse per tradizione orale che aveva per titolo Miracula monachorum Casinensium dovuta allo stesso Pietro Diacono, che ora è andata perduta, proviene questa leggenda che trascrivo da un codicetto cartaceo scritto circa il 1507 ed appartenente all’Archivio di Montecassino.
Una leggenda, certamente medievale, riguarda la fanciullezza del Santo, e precisamente il periodo in cui stava a Roma per istruirsi ed educarsi. E’ una profezia circa quel gran papa, il primo tra i figli di san Benedetto che occupò la sede di Pietro, san Gregorio Magno; ed è tanto ingenua e tanto fresca che sarebbe un peccato riferirla con grafia moderna: «Ancora in questo libro era questo miracolo, benché Pietro Diacono lo pongha in libro De vita iustorum Casinensium, che, essendo il padre sancto Benedetto allo studio a Roma et uno giorno, trovando la madre di sancto Gregorio papa, la quale era fanciullina, il padre sancto Benedetto gli fece una gran riverentia, in modo che dette amiratione a tutti che lo veddono; et, essendo acusato al maestro, perché così avesse fatto, rispose: “Sapiate che quella conceperà un figlio che sarà una lucerna nella ecclesia di Dio et arà nome Gregorio et sarà sommo pontefice”. A lora il maestro rimase satisfatto».
Riconosco – concludeva l’Inguanez – che questa leggenda aggiunga nulla o poco al carattere ed alla grandezza del gran Santo, già definiti in tutta la loro completezza nel Libro II dei Dialoghi di san Gregorio; ma nessuno può negare che esse sono un bel saggio della leggenda benedettina la quale aspetta ancora uno studioso paziente ed anche geniale che la raccolga dai libri e dalla tradizione orale”.

 

Pubblicato nell’edizione cartacea, Il Cronista n. 5-7/ 2005

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