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Il Cdsc Onlus Cassino critica il testo inserito sulla lapide marmorea in ricordo dei caduti della Grande Guerra a Piedimonte S. Germano

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In riferimento alla collocazione della lapide marmorea in memoria dei caduti della Grande Guerra a Piedimonte San Germano, il 4 novembre 2018, il Centro Documentazione e Studi Cassinate, in un comunicato stampa esprime apprezzamento per l’iniziativa ma ne critica l’operato per l’inserimento del nome e del titolo professionale del sindaco dopo l’elenco dei caduti, per le tre righe in basso che denotano una certa frettolosità di realizzazione (mancanza di spazi tra le parole, maiuscole-minuscole non appropriate, persino parole puntate) e per non aver indicato le date del conflitto che ha interessato l’Italia dal 23 maggio 1915 al 4 novembre 1918, anzichè utilizzare la data dell’inizio del conflitto. Di seguito pubblichiamo integralmente il comunicato stampa

Il 4 novembre scorso, in occasione del centenario della Grande Guerra, è stata collocata sulla facciata esterna della Chiesa di San Nicola di Piedimonte San Germano alta una lapide in marmo che riporta l’elenco dei nominativi dei militari originari del Comune caduti nel corso dei tre anni e mezzo di guerra. Molto opportunamente la locale Amministrazione Comunale ha inteso tener fede all’impegno assunto nel corso della presentazione del volume La Prima Guerra Mondiale e l’Alta Terra di Lavoro tenutasi il 4 novembre 2017 proprio all’interno della stessa Chiesa di San Nicola.

In quella occasione gli organizzatori dell’evento di presentazione, l’Associazione di promozione sociale «Antares-Onlus» con il presidente Nicola Ruocco ed Antimo Della Valle, nonché l’Associazione «Universitas Pedismontis Vetera et Nova», presieduta dal parroco don Tonino Martini, avanzarono la proposta di ripristino della lapide originariamente collocata sull’esterno di quell’edificio religioso che è andata distrutta nel corso dei tragici eventi connessi con la Seconda uerra mondiale.

La richiesta è stata formalizzata ufficialmente nei mesi successivi e ad essa il sindaco di Piedimonte, l’avv. Gioacchino Ferdinandi, ha provvidenzialmente voluto dar seguito facendo realizzare la nuova lapide che è stata posizionata proprio dove si trovava quella originale. Un gesto, dunque, che denota la sensibilità dell’Amministrazione Ferdinandi, in linea con quanto dimostrato in quest’ultimo anno relativamente alle questioni storico-culturali.

Tuttavia l’apprezzabile e apprezzato gesto sembra essere svilito dalle ultime tre righe in basso che denotano, oltretutto, una certa frettolosità di realizzazione (mancanza di spazi tra le parole, maiuscole-minuscole non appropriate, persino parole puntate).

Varie ragioni di rispetto e riguardo per i caduti parrebbero sconsigliare l’inserimento delle ultime righe, per cui ci si interroga se, per questioni di opportunità storica, non fosse stata più consona una comunicazione più neutra.

Giustamente si è inteso giungere al riposizionamento, a 75 anni di distanza, di una lapide con l’intento di ricordare e tramandare alle generazioni future i nomi di quegli uomini, di quei giovani compaesani che lasciarono i propri affetti, le proprie case e non vi fecero più ritorno.

Tuttavia aggiungere al di sotto dell’elenco dei caduti, che rappresentano il forte tributo di sangue offerto anche da una piccola comunità locale come quella di Piedimonte San Germano, il nome del sindaco accanto al suo titolo professionale, non sembra essere un valore aggiunto, tutt’altro.
Puramente a titolo di esempio la lapide avrebbe potuto essere chiusa in tal modo

In ricordo dei Caduti di Piedimonte San Germano e in sostituzione della lapide originale distrutta negli eventi del Secondo conflitto mondiale
l’Amministrazione Comunale pose

4 novembre 2018
Centenario della Prima guerra mondiale

Un’ultima curiosità (che poi tanta curiosità non è) riguarda le due date che incorniciano lo stemma comunale: XXVIII luglio MCMXIV (a sinistra) e XI novembre MCMXVIII (a destra). I due estremi cronologici rappresentano l’inizio e la fme della Grande Guerra. Infatti il conflitto ebbe inizio il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di guerra dell’Impero austro-ungarico al Regno di Serbia, per concludersi l’11 novembre 1918 con l’armistizio della Germania. Tuttavia essi non coincidono con il periodo bellico dell’Italia che entrò in guerra nove mesi più tardi e la terminò una settimana prima.

In sostanza gli ambiti cronologici per l’Italia vanno ricompresi tra la data della dichiarazione di guerra all’Austria-Ungheria e l’armistizio di Villa Giusti a Vittorio Veneto. Allora perché si è inteso indicare nel marmo delle date che danno una dimensione internazionale della guerra e non nazionale? Non sarebbe stato storicamente più giusto riportare le date del 23 maggio 1915 e del 4 novembre 1918?

Cassino 15 novembre 2018

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