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Storia

SORA 1915, LA TERRA TREMA

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Per ricostruire la memoria della comunità Lirina a novant’anni dal terremoto

Novanta anni fa, il 13 gennaio 1915, il Circondario di Sora fu devastato da un violento terremoto che interessò anche la Marsica e la Valle Roveto causando qualche centinaia di morti e gravissimi danni al patrimonio edilizio di Arpino, Castelliri, Isola del Liri, Pescosolido e Sora e costituendo, ancor più dei nove mesi di permanenza nella seconda Guerra mondiale del fronte lungo la Linea Gustav, l’evento più tragico del cessato secolo.

L’intensità del terremoto

Ma tale accadimento, tranne isolate eccezioni, non ha finora suscitato né l’interesse degli storici locali né degli amministratori che non hanno patrocinato indagini in tal senso né favorito, come invece verificatosi in Abruzzo, lo sviluppo della memoria dell’evento presso le fasce più giovani della popolazione.
Il terremoto, verificatosi alle ore 7,53 con una intensità pari, nel suo epicentro, all’XI grado della Scala Mercalli, si abbatté su di un settore della catena appenninica fino ad allora considerato dai sismologi come poco significativo risultando più devastante di quello dell’Irpinia ben impresso nella memoria della maggior parte dei nostri lettori. Ai danni causati dalla forza della natura si aggiunsero quelli dovuti all’insipienza degli uomini.

Il comportamento della classe dirigente locale

La classe dirigente locale si mostrò impreparata ad affrontare l’evenienza straordinaria risultando immediatamente screditata agli occhi della popolazione. In tale occasione, poi, si acuirono i dissidi tra lo schieramento filo-clericale del deputato Vincenzo Simoncelli ed i socialisti di Vittorio Lollini non originario della zona ma, come si indica oggi, qui “paracadutato”, dalla Direzione Nazionale del Partito per organizzare la lotta degli operai delle industrie della carta di Isola del Liri e del Polverificio Militare di Fontana Liri. In particolare i socialisti di Isola si resero protagonisti di seri tumulti in occasione del tentato arresto dell’avv. Bernardo Nardone che, vigorosamente, aveva sollecitato al sottoprefetto di Sora, Vallera, una più abbondante e razionale distribuzione del pane ed una più equa concessione degli aiuti umanitari amministrati essenzialmente dalla Diocesi di Sora, Aquino e Pontecorvo e da associazioni legate al mondo cattolico.

La burocrazia statale e i soccorsi ai profughi

Anche la macchina statale dimostrò tutta la sua lentezza ed incapacità organizzativa sia nel recepire la gravità del sisma e, quindi, nell’immediato invio dei soccorsi, dei viveri e dei medicinali sia nell’assistenza dei superstiti e, soprattutto, dei più piccoli. Mentre l’Urbe, nei giorni immediatamente successivi al 13 gennaio, aprì le sue ospitali braccia agli sventurati marsicani, Caserta e Napoli accolsero molti profughi del Circondario di Sora riaffermando, così, i legami che da secoli univano la Media Valle del Liri con la ex capitale del Regno. Da Napoli partirono anche cospicui aiuti per la costruzione delle baracche, operazione questa resa difficile dall’impossibilità, per cause belliche, di importare legname dai territori dell’Impero asburgico.

Il contributo delle città del nord, di Napoli, della Calabria alla popolazioni sinistrate

La sopravvivenza delle nostre popolazioni si deve in gran parte alla generosità delle città e dei paesi del Nord Italia che risultò determinante sia nei primi drammatici giorni sia nei mesi successivi essendosi esse accollate la costruzione di ospedaletti da campo, di asilo nido e di scuole elementari. In questa sede ci limitiamo a ricordare l’opera dei Comitati di Napoli e del Piemonte (per Castelliri); di La Spezia, Livorno e Napoli (per Isola del Liri); di Faenza, La Spezia e del Piemonte (per Pescosolido) e di Castrovillari, Livorno, Napoli e Reggio Emilia (per Sora) né possiamo dimenticare la sottoscrizione del glorioso quotidiano romano Giornale d’Italia che permise, sempre nel capoluogo lirino, la costruzione di un Ospedale civico, di un asilo infantile e di un “quartiere” di casette antisismiche. Fu una grande dimostrazione di affetto verso i propri fratelli sventurati da parte di un’Italia molto generosa ma, nel contempo, assai scrupolosa nella gestione delle offerte raccolte e pronta nel rendicontare le iniziative consentite da queste sottoscrizioni. Significativi al riguardo sono i numerosi Rendiconti a stampa, editi dai vari Comitati, fonti insostituibili per chi voglia studiare il terremoto del 1915.

Il terremoto e la Prima Guerra Mondiale

Ma l’ombra della prima Guerra mondiale, da un lato funesta per i lutti e gli sconvolgimenti causati, e, dall’altro, determinante per il completamento dell’Unità nazionale costrinse il Governo, già dalla fine del mese di gennaio, a ritirare le truppe impegnate nello sgombero delle macerie e, soprattutto, i camion nonché a chiamare alle armi le reclute nate nel 1895 nei paesi terremotati. La Media Valle del Liri veniva così privata delle braccia e dei mezzi meccanici indispensabili per passare dall’emergenza alla ricostruzione. Significativamente poi, a partire dal mese di febbraio, gli stessi giornali daranno al sisma sempre meno spazio rivolgendo tutta la loro attenzione alla narrazione degli scontri militari ed a preparare la Nazione al difficile conflitto.

La ricostruzione nel periodo fascista

Bisognerà aspettare l’inizio degli anni ‘20 perché si cominciasse a progettare ed a mettere in atto la ricostruzione delle aree sinistrate realizzata dal Regime Fascista al quale va riconosciuto l’indiscusso merito di aver emanato norme, per l’epoca veramente all’avanguardia, per il pronto soccorso delle popolazioni colpite da scosse telluriche.
Mi piace concludere questa breve nota con le parole di Panfilo Gentile che, nel 1915, così affermava: “Il terremoto ci fornisce due insegnamenti: – in trenta secondi possiamo perdere la vita e le ricchezze. Impariamo a vivere proponendoci scopi che trascendono la vita e le ricchezze: il terremoto non ci torrà più nulla”.

Per approfondire

Per quanti vogliano approfondire l’argomento segnaliamo le seguenti pubblicazioni reperibili presso la Biblioteca Statale annessa al Monumento Nazionale di Casamari e la Biblioteca del Centro di Studi Sorani “Vincenzo Patriarca”: V. PINELLI, Il terremoto del 13 gennaio 1915 (Quaderni di ricerche su Isola del Liri, 6), Isola del Liri 1982; D. SANTORO, Notizie storiche sui grandi terremoti dell’Alta Campania e specialmente della Valle Cominese. A cura di L. Gulia, Sora 1985; Il terremoto del ‘15. Sora nei giornali dell’epoca, Sora 1990; E.M. BERANGER, “Pagine per servire allo studio del terremoto del 1915. L’opera di Vincenzo Simoncelli in difesa delle popolazioni e del patrimonio storico-artistico della Media Valle del Liri ed alcune ipotesi per una rapida ricostruzione dei paesi distrutti” in Rivista Storica del Lazio, VI, 1997, pp. 161-203; 13 gennaio 1915. Il terremoto nella Marsica (Monografie sui maggiori terremoti italiani, 2). A cura di S. Castenetto-F. Galadini, [Roma 1999] (con tre contributi dello scrivente sul sisma nella Valle Roveto, nel Circondario di Sora e nel territorio degli Ernici).

IL TERREMOTO DEL 1915

IX-X grado della Scala Mercalli
Case Panetta (Atina);

IX grado della Scala Mercalli
Castelliri; Isola del Liri; Pescosolido; San Domenico (Sora); Sora;

IX-VIII grado della Scala Mercalli
Arce; Arpino;

VIII grado della Scala Mercalli
Campoli Appennino; Casalvieri; Fontana Liri; Isoletta (frazione di Arce); Pignataro Interamna; Posta Fibreno; San Donato Val di Comino; Sant’Elia Fiumerapido; Settefrati; Terelle; Vallerotonda; Vicalvi; Villa Latina; Villa Santa Lucia;

VIII-VII grado della Scala Mercalli
Alvito; Atina; Belmonte Castello; Broccostella; Picinisco; Roccasecca; San Pietro Infine (CE);

VII grado della Scala Mercalli
Acquafondata; Casalattico; Cassino; Mignano Montelungo (CE); Santopadre;

VII-VI grado della Scala Mercalli
Aquino; Itri (LT); Marcianise (CE); Piedimonte San Germano; Teano (CE);

VI grado della Scala Mercalli
Calvi Vecchia (CE); Castrocielo; Maddaloni (CE); Mondagone (CE); Roccadarce; e Sessa Aurunca (CE).

Notizie tratte da: E. BOSCHI-G. FERRARI-P. GASPERINI-E. GUIDOBONI-G. SMRIGLIO-G. VALENSISE, Catalogo dei forti terremoti in Italia dal 461 a.C. al 1980. [Roma 1995], pp. 484-494.

 

Pubblicato nell’edizione cartacea, Il Cronista n.1/2005

 

 

 

Nato a Roma nel 1952 si è laureato con il massimo dei voti in epigrafia ed antichità latine presso l’Università degli studi di Roma La Sapienza frequentando poi la scuola di perfezionamento di Archeologici classici presso l’Università di Pisa. Eugenio Maria Beranger è stato un grande studioso, rigoroso e appassionato che ha indagato e studiato con passione per 40 anni l’intero patrimonio storico-artistico demoantropologico con minuziose ricerche archivistiche. E’ stato folgorato dalla bellezza e dalla ricchezza del patrimonio storico dell’Alta Terra di Lavoro, che corrisponde a parte dell’attuale territorio del Lazio Meridionale, parte della Campania e dell’Abruzzo quando giovanissimo ha discusso la tesi di laurea sul patrimonio epigrafico dell’antica Arpinum. Studioso rigoroso poliedrico, iniziò ad occuparsi di quest’area del Lazio Meridionale nel 1974. Ha operato in numerose ricerche di superficie rivolte all’individuazione di epigrafi latine, monasteri benedettini, sorti nell’area di precedenti insediamenti o luoghi di culto italico-romani e di architetture di tipo agro-pastorale. Poi la sua indagine storico-archivistica si allarga ad altri settori:’ problematiche connesse con gli eventi naturali quali il terremoto di Sora del 1915 e l’innondazione del Liri del 1925, studio dei catasti e dei cabrei, l’approfondimento delle tradizioni popolari e trasformazioni del patrimonio edilizio tramandato dall’antichità, lo studio delle tecniche edilizie per aiutare e tutelare i centri storici, a storia del fascismo e della provincia di Frosinone. Ha dedicato grande attenzione allo studio dello sfollamento e al dramma della popolazione civile del cassinate. Ha partecipato a numerosi convegni, in cui ha trattato con rigore e inedite ricerche archivistiche temi sconosciuti ma di grande interesse. E ‘ stato protagonista nella creazione di alcuni musei e biblioteche civiche quali Arce Atina, Civitella Roveto, Cupra Marittima, Sora. Ha collaborato con i più importanti istituti scientifici, quali Accademia dei Lincei, Archivio di stato di Grosseto, Roma, Frosinone e altre istituzioni. È morto a Roma il 9 gennaio 2015.

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