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RESTITUTI I DUE ANGELI RUBATI DALLE SS

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di Roberta Bassan

(Il Giornale di Vicenza 02/02/2008)

«Hilfe. Aiuto, aiutatemi. Sto male». Quel grido rieccheggia ancora nelle orecchie di Caterina. La mamma spaventatissima, il papa pure. E la metà degli anni Quaranta, sul finire della seconda guerra mondiale. Quel soldatone giovane finito sull’uscio di casa con la divisa delle SS, militare del terzo Reich, che si trascina a tentoni, la mamma con le mani sul volto: «Via, via». E quella bimba Caterina, di tre anni o poco più, che guarda e non capisce. Capirà poi, tanti anni dopo. Vedendo quei due angioletti che fanno capolino sui mobili di casa, due putti graziosissimi e delicati, tenuti come reliquie dai suoi genitori. La storia è quella della famiglia Novello di Ancignano, frazioncina di Sandrigo, est vicentino. Mamma Ester Nodari e papa Giovanni Novello ispettore agrario, quattro figli Caterina, Gianni, Umberto, Gabriele. La guerra sta volando via portando con sé orrori, distruzioni, lacrime, odi, rancori. Soprattutto verso i tedeschi, i nemici da combattere, che ora scappano via. Ed è così che quando passa quel camion di nazisti davanti all’uscio di casa Novello e quel giovanotto con lo zaino viene scaraventato giù in strada qualcosa succede. «Non date ospitalità ai tedeschi – è l’ammonimento che gira di casa in casa- ve ne pentirete». Il soldato si trascina fino alla porta: «Sto male, aiutatemi». Una preghiera accorata, lacrime che fioccano da quegli occhi tristi e imperlati di febbre. Sembra morto il soldatone, non si regge neppure in piedi, il termometro è alle stelle. Ester e Giovanni si guardano negli occhi divisi tra la paura dei tedeschi, il timore di essere scoperti e il desiderio di aiutare da buoni cristiani quel ragazzo pieno di brividi e bianco come un cencio. Vince la solidarietà. Latte caldo, un giaciglio, mentre il cuore dei coniugi Novello batte a mille per la paura. Due giorni dura l’ospitalità al soldato tedesco. Al terzo giorno lui si tira su, ancora febbricitante. «Danke. Grazie signora». Tira fuori dallo zainetto due piccoli angeli: «Sono dell’Abbazia. Sono per lei». E fugge via. I Novello rimangono in piedi, con gli angioletti in mano, la carezza del soldato sul volto e capiscono subito di avere in mano qualcosa di prezioso. La notizia del bombardamento dell’abbazia di Montecassino era arrivata fino a lì. La distruzione totale dell’edificio dei frati, in provincia di Frosinone, era avvenuta il 15 febbraio 1944 per effetto dei bombardamenti anglo-americani. L’abbazia rasa al suolo, un patrimonio in parte distrutto. Ma non tutto era andato bruciato. I tedeschi erano riusciti a portare via parecchia roba preziosa dal santuario e quel soldato, nella fuga, aveva messo nello zaino due angioletti di legno. Due sculture preziosissime del Seicento che ornavano il coro ligneo dietro l’altare maggiore dell’Abbazia L’ultimo gesto simbolico per ringraziare quella famiglia di Ancignano era stato quello di lasciare quel regalo, un piccolo tesoro alla famiglia che lo aveva salvato. Caterina cresce e vede quegli angeli sui mobili di casa e la storia del soldato tedesco e dei putti di Montecassino diventa il racconto di mamma e papa da ascoltare con grande attenzione. Ma anche quel desiderio immenso dei Novello di portare gli angeli al loro posto, là dove erano stati trafugati nel 1944, nell’Abbazia Ecco che, un bel giorno, Giovanni ed Ester Novello si recano a Montecassino per riportare il piccolo tesoro. Ma un frate, è il racconto quando tornano a casa, li respinge. E gli angeli tornano sopra il cassettone. La vita scorre, i figli diventano grandi, la famiglia Novello si trasferisce ad Este, in provincia di Padova alla fine degli anni Cinquanta. Caterina si sposa e rimane ad abitare lì, come pure i genitori, gli altri fratelli si spargono in giro per l’Italia. Ester e Giovanni non si dividono dai loro piccoli angeli e ogni tanto tornano a ripetere: «Prima o poi le sculture devono tornare a Montecassino. È il nostro desiderio». Giovanni Novello è morto due anni fa Ester Nodari è deceduta un mese fa. La figlia Caterina lunedì scorso ha esaudito il desiderio dei suoi genitori e ha riconsegnato integri e splendidi i due angioletti di legno all’abate del monastero di Montecassino Pietro Vittorelli. Gli angeli sono tornati a casa.

Caterina Novello, 69 anni portati con slancio e un sorriso dolce sulle labbra, si emoziona ancora un po’ raccontando quella storia che ha segnato la vita dei suoi genitori. E mostrando le foto di quei putti che ha appena riportato all’Abbazia di Montecassino. Lei era appena una bambina quando il soldato tedesco bussò sull’uscio di casa nella piccola Ancignano dove visse l’infanzia e l’adolescenza prima di trasferirsi ad Este con la madre e il padre.

Che ricordi ha ?

Pochi, frammentali, ero piccolissima, tre o quattro anni appena Mia mamma però mi ha raccontato l’episodio tante volte. La paura dei tedeschi, l’ospitalità al giovane soldato, il dono prezioso di due piccoli angeli che hanno sempre troneggiato nei mobili di casa».

Perché ha voluto restituire quelle sculture preziose dopo così tanto tempo?

Non poteva tenersele in memoria dei suoi genitori Era un desiderio di mamma e papa riconsegnare gli angioletti di legno all’Abbazia di Montecassino. Ho voluto esaudire il loro testamento spirituale e mi sono recata al santuario per riconsegnare le sculture al priore, accompagnate da una lettera a nome anche dei miei fratelli Gianni, Umberto e Gabriele.

Cosa ha provato ?

È stato un momento emozionante, mi hanno accolto con grande partecipazione, il priore Vittorelli è stato molto affettuoso. Mi hanno detto che conserveranno le sculture Caterina Novello sul coro ligneo dietro l’altare maggiore».

Perché non le avete restituite prima ?

I miei genitori avevano provato a farlo tanti anni fa. Un lungo viaggio a Montecassino con i due angeli nella borsa. Ma si sono visti rifiutare gli angioletti da un frate “un po’ strano” che disse loro di non lasciarli lì, ma di riportarseli a casa

Perché si è appassionata così tanto a quei due angeli ?

Senza dubbio per amore dei miei genitori, ma anche perché la storia mi è stata molto più chiara quando ho recuperato il libro “Bombardamento a Montecassino” dove ho riconosciuto i due angeli dalle immagini del volume e la loro precisa appartenenza storica. Mamma e papa avevano ricevuto un dono davvero prezioso e loro stessi, non essendo riusciti a farlo con le loro mani, mi ripetevano: Caterina, gli angeli devono tornare all’Abbazia Ma resta un unico rammarico.

Che rammarico le resta ?

Non aver recuperato il nome del tedesco. Mia Mamma avrebbe voluto conoscerlo. E anch’io. Questa storia ha segnato la nostra vita.

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